Il numero uno di quella squadra lo ricorda con affetto: “Era fermo in alcuni concetti e principi”
JESI, 1 dicembre 2023 – Sulla scomparsa di mister Marco Venturini da Gianluca Fenucci riceviamo e pubblichiamo
Marco Venturini era l’allenatore della Jesina che vinse un memorabile campionato di Eccellenza nella stagione 1993/94. Marco Venturini era il nostro allenatore, che ci ha condotto ad una splendida impresa, per nulla banale o scontata, in un torneo dove c’erano squadre di tutto rispetto, dal Montegranaro al Camerino, all’Osimana. Il nostro mister è morto ieri a Macerata dove viveva, aveva 81 anni. Quando Alessandro Cossu ha scritto oggi della sua scomparsa, sul gruppo whatsapp che condividiamo a 30 anni da quella vittoria, tutti noi ci siamo sentiti più soli, affranti, addolorati. Quella domenica del maggio 1994 Sant’Angelo in Vado nessuno se la scorda: tutta la tribuna colorata di biancorosso, tutto lo stadio pieno di tifosi jesini che ci hanno sostenuto con tanta passione per tutta la stagione. Al fischio finale la marea di tifosi si è riversata in campo e noi eravamo così felici per il coronamento di un campionato tosto eppure inebriante da regalare a tutti maglie, calzoncini, guanti da portiere: siamo tutti rimasti in mutande.
Più felice di tutti, probabilmente, era lui, il mister Marco Venturini. Un outsider, un underdog si direbbe oggi, scelto con sagacia dai presidenti Carzedda, Guenci e Rosati, senza farsi ammaliare da sirene magari più accattivanti. La squadra era forte, con calciatori di grandi qualità tecniche e morali. Era la squadra di capitan Micheloni, Piattella, Morreale, Garbuglia, Appignanesi, Bidini, Danilo Tacchi, un 10 da leccarsi i baffi, Igor Giorgini, Giovanni Trillini, Gianluca Ausili, genio e sregolatezza, Paoletti, Massimi, Gianluca e Giovanni Fenucci, Daniele Duca, Chierici, Michele Andreoni, Pirani e di altri ragazzi bravi e attaccatissimi alla maglia. Soprattutto era la squadra di mister Venturini, uno poco incline alle mode, un tecnico molto concreto, che passava da difensivista ma semplicemente badava al sodo. E aveva ragione. Come in ogni stagione anche in quella ci furono difficoltà, non sempre col mister si andava d’amore e d’accordo ma tutti tiravano dalla stessa parte e lui era bravo a smorzare gli accenti e ad attenuare i toni. Era fermo in alcuni concetti e principi: non voleva troppe confidenze in difesa (vigeva la “regola dei 3 secondi”, tempo massimo in cui la palla doveva stazionare nella zona difensiva, pena i rimbrotti del mister), lasciava libertà di movimento a chi doveva fare la differenza quando si attaccava. Oggi avrebbe mal digerito il tiki-taka e la continua costruzione dal basso, con il portiere primo regista della squadra. La domenica mattina amava radunare la squadra per far fare un riscaldamento mattutino prima del pranzo pre-gara, una sorta di risveglio muscolare. Una novità per i tempi.
Era stato accolto tra lo scetticismo generale, se ne andò dopo quasi 3 anni tra l’affetto dei tifosi. Scrivemmo insieme un pezzo di storia della Jesina ma lui, in quell’annata e non solo, firmò pagine decisive e imprese uniche.
Lo ricordiamo tutti con affetto, con tanta vicinanza alla famiglia, ai figli. Non sempre lo abbiamo sentito vicino ma lo capimmo bene quando iniziammo ad allenare: un mestiere tosto ed nella quale si soffre e si gioisce spesso in solitudine. Marco Venturini resterà uno di noi, di quelli che ogni tanto si vedono ancora dopo 30 anni a cena, per ricordare quella vittoria splendida, con un allenatore che ci ha insegnato parecchio ed al quale saremo sempre grati.
Gianluca Fenucci
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