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Calcio

JESINA CALCIO / Un altro tassello del declino sportivo nella ‘città Europea dello Sport’

Nell’undici iniziale contro l’Avezzano, con sei under titolari, in campo neanche un giocatore di Jesi o cresciuto nel settore giovanile della Jesina

JESI, 3 febbraio 2020 – E ora? Manca la matematica ma l’Eccellenza è quasi una certezza!

La gara contro Avezzano è stato lo specchio della stagione.

Sono risuonati i rintocchi dell’annata leoncella, dei venti mesi, da Sant’Egidio alla Vibrata al 02022020, traditi da gestioni ai limiti dell’assurdo dove alle parole, anche scritte, non sono mai seguiti i fatti.

La mossa del presidente Chiariotti e del socio di maggioranza Mosconi di inserire Alessandro Cossu per rifondare e per gettare nuove basi sul piano tecnico, ma soprattutto anche finanziario, dirigenziale e di immagine siamo convinti porterà i suoi frutti.

La sconfitta contro Avezzano è stato quasi come se fosse per qualcuno un peso da togliersi dalla coscienza, e non un traguardo da tenere lontano il più possibile, magari con l’intenzione di evitarlo, come avvenne proprio a Sant’Egidio alla Vibrata contro il San Nicolò, con la quasi certezza allora del ripescaggio in serie D.

Venti mesi vissuti tutti in maniera abbastanza strana. Mai momenti duraturi di serenità, un arco temporale che può essere sintetizzato in varie fasi: il primo campionato con una partenza falsa e poi rimediata alla grande grazie agli innesti di giocatori importanti; l’attuale stagione con il caos dell’estate dove l’allora presidente Mosconi ha sfogliato la classica margherita dove sui petali c’erano scritti i nomi di Alessandro Cossu, Marco Cerioni, il gruppo riminese, Micozzi e Gagliardini. Solo quest’ultimo petalo è rimasto attaccato e purtroppo ha portato al caos e alla distruzione.

Cambi di allenatore, rientro di Gianfranco Amici, che comunque aveva fatto bene, sessioni di mercato deficitarie, nessuna prospettiva concreta per poter piantare le basi e ripartire.

Qualcuno  dice che l’attuale proprietà e presidenza ha portato a termine la propria ‘missione’.

Un declino inarrestabile, e non è la prima volta che lo scriviamo, che si spera abbia nei prossimi tre mesi uno stop.

Purtroppo il calcio in questa città ha percorso, a distanza di un anno, la stessa fine del basket. Jesi da ‘città Europea dello sport’ sta perdendo tutta la sua visibilità e anche la situazione delle strutture, dal Palazzetto di via Tabano allo stadio Comunale, sono la fotografia di una situazione in forte declino.

Da cosa si riparte? Sicuramente dalla credibilità delle persone, degli annunci da tramutare in fatti. Esempio? Quando si parla di settore giovanile sarebbe necessario presentare i numeri altrimenti si parla del nulla. Deve terminare l’era del settore giovanile che fa cassa ma non produce nulla. Nell’undici iniziale contro l’Avezzano, con sei under titolari, neanche un giocatore di Jesi o cresciuto nel settore giovanile della Jesina. Deve finire l’era del settore giovanile come ‘servizio sociale’. Ci sono altre società a Jesi ben preparate a svolgere tali funzioni. Con queste, è ora scossa, dovranno essere avviate collaborazioni serie e durature, accordi alla pari dove ognuno deve svolgere il proprio ruolo e la propria funzione. Farsi concorrenza per alcune decine di quote sociali o per personalismi vari non giova alla causa.

Meglio tacere e meglio iniziare a  lavorare per porre le basi su un nuovo progetto, che sia tecnico ma anche dirigenziale, di un certo spessore. Proprio quello che è mancato, ovvero una base solida e di gente valida.

Alessandro Cossu è già al lavoro, sul piano organizzativo e di comunicazione la sua presenza si è subito notata. Buon lavoro, la gente ci crede e questo è già molto! Ora dovrà lavorare, di comune accordo con Gianfranco Amici, per trovare un punto di partenza e per capire se Chiariotti e Mosconi hanno intenzioni giuste e valide altrimenti è meglio far chiarezza subito ed alzare il ‘cariolo’ senza se e senza ma.

Sul piano tecnico cosa accadrà? Si continuerà con questa squadra fino alla fine oppure si troveranno soluzioni alternative? Questa domanda l’abbiamo posta nei giorni scorsi e la risposta di Mosconi e Chiariotti è stata: “bella domanda”.

I giocatori, non all’altezza di questo campionato, almeno gran parte di loro, hanno comunque dato il massimo sul piano dell’impegno e di conseguenza in pochissimi hanno dimostrato di avere un valore sul quale puntare nell’operazione di rilancio anche nel campionato inferiore. Ma com’è giusto che sia da oggi in poi, dal giorno che possiamo definire un lutto sportivo a tutti gli effetti, bisognerà prima stabilire quale sarà la ‘quota di partenza’ per una Jesina che ripartirà dal massimo campionato regionale marchigiano.

Una quota che non potrà non essere di stampo economico, giusto per capire quale sarà il peso finanziario dell’attuale dirigenza, visto che da esso si riuscirà a capire quale sarà il futuro del calcio leoncello.

Intanto bisogna ripartire. Con tanti rimpianti, con tanta rabbia, ma anche con la voglia di dare una nuova mano di colore per mettere tutto alle spalle.

Sia le cose buone, sia le cose pessime. E queste sono decisamente le più pesanti da mandar giù.

Evasio Santoni

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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