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Calcio

AMARCORD / Paolo Lavoratornovo, bandiera della Vigor Senigallia

Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario l’intervista al giocatore, arrivato fino in B e poi eletto nell’undici vigorino del secolo

SENIGALLIA, 31 Marzo 2021 – Nell’ambito degli eventi per il centenario della Vigor Senigallia, organizzato dal sempre appassionato Giorgio Marcellini, non poteva mancare l’incontro con Paolo Lavoratornovo, uno dei grandi della storia vigorina.

Classe 1939, senigalliese, ala e mezzala, Lavoratornovo è uno di coloro che ce l’hanno fatta: dalle giovanili vigorine è arrivato infatti a giocare fino alla serie B, nella Sambenedettese, prima di tornare a Senigallia da allenatore e poi passare al tennis, diventando istruttore.

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Parlare con l’ex giocatore è fare un tuffo in  anni tanto lontani quanto gloriosi della storia rossoblù.

“Andai allo stadio a vedere la Vigor per la prima volta grazie a mio zioesordisceEra la Vigor di Santolini, di “Piattella” Simonetti (padre del futuro preparatore atletico Glauco), di Marzoli. Ricordo quanto fosse polveroso il Comunale”.

Lo stesso stadio che da qualche anno è intitolato a Goffredo Bianchelli: “quante volte ho lanciato Goffredo (che poi  ha sposato la sorella) – sorride emozionatoe quante volte l’arbitro in trasferta ha fischiato un fuorigioco che non c’era: a quei tempi, la mia prima stagione in prima squadra fu la 1957-58, fuori casa spesso arrivava in campo di tutto e gli arbitri si dovevano un po’ adeguare”.

“Alla Vigor ho vinto ben 3 campionati – continua – Quello del 1958-59, quello del 1965-66 e quello del 1968-69. In tutti e tre i casi era Promozione, ma nel 1966 poi perdemmo lo spareggio con l’Urbino a Pesaro per salire: e fu colpa miaVolevo vincere la classifica marcatori nell’ultima di campionato, avevo già superato i 20 gol, ma non ci riuscii, mi innervosii e fui espulso: venendo squalificato saltai lo spareggio che perdemmo ai rigori, partita che non ebbi nemmeno il coraggio di andare a vedere per la vergogna. Il mio più grande rimpianto alla Vigor. Ma nel 1969 mi sono rifatto”.

Epica infatti la parte finale della stagione 1968-69.

La Vigor deve spareggiare con la Sangiorgese per salire in D, ma dopo due spareggi, uno in casa e uno fuori, c’è una vittoria per parte: così ci si trasferisce al Dorico di Ancona per una terza partita in campo neutro, che la Vigor vince 1-0 proprio con un gol di Lavoratornovo: in quella squadra l’altro bomber è Lidio Rocchi, futuro allenatore, e uno dei due portieri è un giovanissimo Loris Servadio, futuro diesse (e tanto altro).

Ma in quel 1969 il trentenne Lavoratornovo era già nella parte finale della carriera da calciatore, che lo aveva portato fino alla B: dal 1961 al 1963 giocò alla Sambenedettese con altre conoscenze senigalliesi come il futuro allenatore Paolo Beni e Giorgio Rumignani, che la Vigor invece fece piangere quando con la sua Mestrina nel 1982 la batté nello spareggio per la C1 di Modena;

L’ex vigorino con la sua Sambenedettese ebbe l’onore pure di giocare al San Paolo (allora Stadio Del Sole) davanti a 35.000 spettatori contro il Napoli, che vinse con un gol di Ronzon: per un curioso scherzo del destino anche Ronzon sarebbe diventato tennista, giocando spesso nei campi di tennis del Ponterosso di Senigallia, ma senza affrontare mai sulla terra rossa Lavoratornovo.

Allenatore della Vigor già a 32 anni, Lavoratornovo guidò i rossoblù per tutta la stagione 1971-72 e per parte di quella 1972-73.

In quel periodo fece debuttare a soli 14 anni Daniele Messersì, che poi andò al Cesena del presidente Dino Manuzzi, in serie A: ancora oggi Messersì, classe 1957, è il più giovane calciatore ad aver debuttato in prima squadra nella storia della Vigor. “A 14 anni aveva un fisico portentoso, che ho visto raramente anche in ragazzi di 2-3 anni più grandi”, sottolinea il suo ex allenatore. “Sono stato anche inserito nell’undici del secolo della Vigor e per me fu una grande soddisfazione”, conclude Lavoratornovo, che dalla Vigor ha tanto ricevuto, ma ha altrettanto dato.

 

Andrea Pongetti

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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