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Volley / Velasco, Jesi indimenticabile: “la prima riunione, le passeggiate per il Corso e le olive”
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Vallesina TV
Tutto iniziò dalla palestra Carbonari. I ricordi del suo vice Alberto Santoni e della vedova del presidente patron Sandrino Casoni, Anna Vincenzoni
JESI, 6 aprile 2024 – Sotto il segno del ‘Re Mida’.
Una serena Pasqua in Argentina per poi iniziare a pieno ritmo il percorso di avvicinamento alle Olimpiadi di Parigi 2024.
E’ un Julio Velasco versione “Leader Calmo” quello intercettato in questi giorni. Approfittando di qualche giorno di meritato relax, abbiamo scambiato quattro chiacchiere in esclusiva con il ‘Re Mida’ del Volley Mondiale, prof. Julio Velasco, la cui carriera italiana scattò ben 41 anni fa, alla guida della Tre Valli Volley Jesi (matricola della Serie A2, stagione 1983-84).
Buongiorno Julio e grazie per la disponibilità…Che ricordi ha di quel fantastico volley Jesi, club dal quale partì la sua incredibile carriera da allenatore?
“Ricordo bene quando feci la prima riunione con i giocatori: io avevo chiesto di allenare 3 ore (l’allenamento del team jesino durava 2 ore a quel tempo, ndr). Le donne di un’altra società locale finivano di allenarsi in palestra (Carbonari, ndr) alle ore 21. E allora chiesi di poter allenare dalle 20 alle 21 nel corridoio della palestra che è una specie di L, con riscaldamento e preparazione fisica. Poi, dalle 21 alle 23, con la palla. I dirigenti dissero subito che i giocatori del club non erano professionisti di Serie A e non avrebbero assolutamente accettato questa richiesta. Ricordo che, poco dopo, i giocatori uscirono da questa riunione, insieme al presidente Sandrino Casoni e all’allora direttore sportivo Beppe Cormio. Questi due, in particolare, si erano un pochino ‘straniti’: erano stupiti e protestavano molto, dicendo: questo Julio è un pazzo, andiamo via… Alla fine, senza così tanti problemi, iniziammo ad allenarci dalle 20 alle 23”
Quanto si sente legato a Jesi e a personaggi come Beppe Cormio e all’indimenticato Sandrino Casoni? Che aneddoti può svelarci in merito?
“Beppe faceva part-time, lavorava infatti in una società di assicurazione. Ma era sempre presente e già a partire dalle ore 18 era operativo, anche il fine settimana. Insomma, era molto efficace ed efficiente nel suo lavoro. Ma ricordo anche l’allora presidente Sandrino Casoni, una grande persona… Il suo era vero amore nei confronti della pallavolo: pallavolo, e basta. Di presidenti come lui non se ne trovano più. Sandrino mi accoglieva a casa sua molte volte, anche quando io ero da solo. Ricordo che le mie figlie andavano a giocare con i suoi figli. Io e il presidente giocavamo molto spesso a biliardo. Riassumendo, era una persona di poche parole ma di straordinaria presenza affettiva per il sottoscritto che era al primo anno in Italia con la famiglia”.
Due anni indimenticabili alla guida del Volley Jesi: il primo da matricola con il vice-allenatore Alberto Santoni, il secondo insieme all’altro coach jesino Paolo Giardinieri. Può farci un breve confronto tra queste due stagioni?
“Al primo anno (1983/84) la squadra me la sono praticamente trovata. Erano per la maggior parte giocatori esperti che avevano giocato a Falconara. Nel secondo anno, invece, siccome abbiamo rischiato di salire in A1 la stagione precedente, dissi ai dirigenti che sarebbe stato un disastro andare in A1 per una società piccola in queste condizioni. Chiesi dunque ai dirigenti: per sapere se siamo veramente in grado di andare in serie A1, dobbiamo fare innanzitutto il girone nord e non il sud (il nord era molto più duro del sud, ndr). Seconda cosa, dobbiamo disputarlo con una squadra giovane; ciò in modo tale che, se andiamo in A1, con pochi innesti si potrà mantenere la categoria. Il mio messaggio era chiaro: se vinciamo l’A2 nel girone sud, in A1 c’è poi da rifare la squadra e questo non serve, anche perché magari si riscende subito l’anno dopo. A parte queste considerazioni, abbiamo presto iniziato a lavorare sul mercato. Con Beppe Cormio parlavo tutti i giorni e insistevo spesso: gli dicevo che avrebbe dovuto cercare ed ingaggiare giocatori della nazionale Juniores. Lui mi rispose che era impossibile. Ma io replicavo subito, dicendo che doveva insistere e basta. Ricordo che abbiamo chiamato Bagnacavallo per Gardini: ci dissero di metterci in fila perché c’erano 3 o 4 squadre di A1 interessate. Gardini sarebbe andato poco dopo a Torino da Prandi. Alla fine abbiamo preso ragazzi di un altro livello perché a quel livello non potevamo davvero arrivare. Sicuramente io ero un pochino ingenuo in quel periodo, non conoscevo il contesto italiano”.
Dall’Argentina a Jesi: fu subito amore per la città a primo impatto?
“Di Jesi ricordo bene il corso. Per me la ‘cosiddetta’ passeggiata era una grande novità, quella di trovarsi per strada e avere questo ‘appuntamento’ con la camminata. Spesso portavo anche mia figlia più piccolina lungo Corso Matteotti perché le piaceva prendere le olive con la coca cola. Lungo il corso incontravamo un po’ tutti. Questo era il momento più sociale anche perché, per il resto, io facevo solo casa e lavoro in palestra”.
Si sarebbe mai aspettato questa straordinaria carriera partita proprio da Jesi: dalla città del Verdicchio alla conquista del mondo?
“Assolutamente no, non mi sarei mai aspettato tutto questo. Avevo come massima aspirazione allenare almeno un anno in A1, prima di tornare in Argentina. Questo era il mio obiettivo. La prima scuola di A1 è stata la Panini Modena. E non mi aspettavo neanche che mi chiamasse la Panini”.
Grazie Julio e in bocca al lupo per il cammino verso le Olimpiadi… “Crepi il lupo e grazie a voi. Un saluto caloroso a tutto il popolo di Jesi”
Bellissimo anche il ricordo, di quel grande Volley Jesi, targato Alberto Santoni “Una delle grandi rivoluzioni targate Julio fu quella di introdurre la pesistica in allenamento”, così lo jesino Alberto Santoni, primo vice-allenatore italiano di Julio Velasco (a Jesi, stagione 1983-84 in Serie A2), attualmente pensionato dopo una lunga carriera in banca. “Quella fu una cosa da autentico stratega. Ricordo che la società fece a tal proposito un accordo con la palestra di Biundo (Body Line, ndr). Ricordo anche che, dalla palestra Carbonari a San Giuseppe dove facevamo allenamento di tecnica con la palla, i ragazzi andavano fino ai pesi, lì in zona Gallodoro di corsa, sia all’andata che al ritorno. Io e Velasco andavamo in macchina ovviamente. Piccolo aneddoto simpatico, Julio spesso abbassava il finestrino e di fronte ai ragazzi, che stavano correndo, diceva: il potere è qui. Il tutto ovviamente per sdrammatizzare un po’”. Per far capire la grande forza mentale di Julio, che da Jesi spiccò il volo in pochi anni, arriva un altro aneddoto da parte dello stesso Santoni: “Ognuno di noi in società aveva un lavoro al di fuori della palestra. Julio, a me che lavoravo in un istituto di credito, mi ripeteva sempre: meno banca e più pallavolo, e faremo grandi cose insieme”.
Infine, di fronte alle belle parole di Velasco nei confronti dell’indimenticato Patron Sandrino Casoni, abbiamo raggiunto anche la moglie Anna Virginia Vincenzoni Casoni. “Mi sono sentita a Natale con Velasco. Julio ha detto che ci tiene sempre nel cuore. È vero quello che dice Julio su mio marito Sandrino Casoni: ha dato davvero tanto alla pallavolo e a Jesi ha coinvolto tanti giovani che oggi ritrovo come medici, dentisti, dirigenti di azienda, avvocati. Quello che più mi fa piacere è che quando li incontro, ancora oggi che sono passati tantissimi anni, si ricordano di Sandro e me ne parlano con grande affetto”. Queste le parole ai nostri microfoni di Anna Virginia Vincenzoni, moglie dell’indimenticato patron del volley jesino Sandrino Casoni.