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JESI / Quando la sabbia esaltò lo scenario della Piazza

Un pezzo di storia Jesina, non solo sportiva, da aggiungere al dibattito attuale su fontane, obelischi, Piazze e lasciti testamentari

JESI, 19 aprile 2021“Cosa resterà di questi anni 80?” domandava in musica Raf.

A Jesi sicuramente un posto nella classifica dei ricordi lo occupa il campionato del mondo di beach volley in Piazza della Repubblica.

La foto lanciata da “piazzalibera”, con il Teatro Pergolesi a far da sfondo a tribune gremite e un campo di sabbia, sta facendo velocemente il giro del web, con flashbek che riaffiorano come per magia.

Un’altra epoca, un altro mondo verrebbe da dire, ma la Piazza infondo, è ancora per poco, sempre la stessa. Raccontare qualcosa di quell’evento appare doveroso. Come spesso accade quando ci si trova di fronte alle novità, la cittadinanza inizialmente espresse pareri discordanti.

Il centro non era ancora pedonalizzato e i residenti mugugnarono non poco per l’indesiderata invasione. Va anche detto in verità, che le attuali norme di sicurezza non permetterebbero in alcun modo di replicare un allestimento simile, e si narra inoltre che i costi della manifestazione fecero versare lacrime alle casse comunali per parecchio tempo.

Gli amministratori di allora ebbero però tre grandi intuizioni. Usare lo sport come cartolina per Jesi, da inviare nelle cassette della posta di tutto il mondo. Scegliere una disciplina non ancora famosa in Europa, ma in grande espansione. Il beach volley non era ancora sport olimpico. Soltanto nel 1992 a Barcellona ci fu la prima apparizione, ma esclusivamente dimostrativa. Puntare su un effetto scenico a sorpresa, capace di lasciare a bocca aperta. Nel 1989 la prima tappa delle Word Series si disputò sulla spiaggia di Ipanema a Rio de Janeiro. Seconda tappa Jesi. Niente mare, niente sole, ma una Piazza, un Teatro e inizio delle gare alle ore 20. Un big bang che fece scuola.

La risposta del pubblico fu clamorosa: in due annate non si andò mai sotto i tremila presenti a sera, con appassionati e curiosi che giungevano da ogni parte del Paese. Solo per rendere l’idea della maestosità della manifestazione, va specificato che la sabbia Jesina fu calcata da Karc Kiraly, ancora oggi autentico monumento del volley, beach e indor, e da Bernard Rajzman, che nel Brasile di allora era famoso come Zico.

L’archivio di “La Repubblica”ci aiuta anche a scoprire un aneddoto curioso: Per la prima volta nel circuito internazionale, dopo due mesi di allenamento sulle spiagge armene, scese in campo una coppia Sovietica, formata da Artamonov-Mihelson. Per loro l’unico inconveniente fu di tipo economico, visto che la Federazione russa concesse appena 84 mila lire per le spese di tutta la settimana. Speriamo che almeno possano aver alloggiato gratuitamente alla “casa del popolo”.

La sabbia nel cuore della città lasciò il segno, e molti anni dopo, nel 2016, si ripropose l’esperimento, questa volta con il beach soccer. Non mancarono le telecamere di Sky a riprendere le gesta degli atleti delle varie nazionali, e Jesi ancora una volta mostrò tutto il suo “calore” ed il suo fascino.

Questo è soltanto un minuscolo pezzo di storia Jesina che va ben oltre l’aspetto prettamente sportivo. Un elemento in più da aggiungere nel dibattito aperto su fontane, obelischi, Piazze e lasciti testamentari.

ma.pi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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