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Calcio / Massimo Palanca, la promozione del Catanzaro e l’Ancona

“Piedino di fata” parla del calcio in generale. Il primo problema della serie C? Troppe squadre, quantità non fa rima con qualità

VALLESINA, 6 aprile 2023Calcio Amarcord. I campionati sono arrivati quasi alle battute finali e quest’anno oltre a diverse marchigiane presenti in Lega Pro, si è assistito anche alla promozione del Catanzaro in serie B dopo ben 17 anni.

E se si parla di Catanzaro non possiamo non citare “piedino di fata” Massimo Palanca, soprannominato anche O Rey.

L’ex attaccante marchigiano, nato a Loreto classe 1953, ha difatti raggiunto l’apice della sua carriera proprio nella squadra calabrese tra metà degli anni 70 e la fine degli anni 80 e divenuto noto per le sue marcature su calcio d’angolo. 13 sono i gol complessivi realizzati direttamente da corner.

Insieme a lui abbiamo stilato il punto sulla situazione sul calcio odierno nonché della fortunata stagione del suo Catanzaro.

Siamo arrivati quasi al rush finale e tra poco si decideranno i primi verdetti. Quale sarà secondo lei, la squadra del campionato di Lega Pro che centrerà la promozione diretta tra il girone A e quello B?

“Vedo bene il Feralpisalò. Parlando del girone B, Reggiana e l’Entella. Ma vedendo il percorso fatto da quest’ultima la anteporrei alla Reggiana. Anche l’Ancona, per quanto riguarda le marchigiane, sicuramente disputerà i playoff. Un terno al lotto dato le squadre importanti che puntano alla B ma che però vanno giocati fino alla fine. D’altronde i pronostici sono fatti pure per essere sovvertiti.”

C’è una squadra che l’ha colpita maggiormente?

“Ho seguito soprattutto il girone C che mi piace particolarmente in quanto ci sono squadre importanti come il Crotone e il Pescara con formazioni molto competitive e che stanno facendo un ottimo campionato, oltre ovviamente il Catanzaro. Protagonista quest’ultima di una cavalcata incredibile e già praticamente fuori campionato, ma potrei citare anche il Foggia e l’Avellino, tutte società importanti. Se vogliamo parlare delle marchigiane: l’Ancona ha centrato l’obiettivo playoff, rimanendo in linea con le premesse di inizio anno mentre Recanatese e Fermana otterranno una salvezza sicura. Invece vedo in chiara difficoltà la Vis Pesaro. Il recente cambio alla conduzione tecnica da mister Brevi a Banchieri e il silenzio stampa anche da parte dei tesserati non è certo un buon segno.”

Parliamo ora del futuro. Il campionato di serie C solitamente tenta di proporsi come trampolino di lancio per molte giovani promesse. Pensa ci stia riuscendo? Eventualmente, come potrebbe migliorare la qualità del calcio nostrano?

“Innanzitutto, il primo problema della serie C è che ci sono troppe squadre, quindi punterei a gironi più corti. Quantità a mio avviso, non fa rima con qualità. E quando si parla di riforme, occorre puntare in primis proprio sui settori giovanili, in quanto fondamentali. Ho avuto modo di seguirli per anni e lo dico con una certa amarezza, sono fin troppo snobbati, non sono affatto valorizzati. Per vent’anni sono stato selezionatore delle rappresentative e purtroppo non è mai migliorato nulla. Ho tentato più volte di migliorarne la qualità puntando a campionati più impegnativi ma a livello dirigenziale le mie iniziative sono sempre state recluse. La verità è che dei giovani non gliene importa a nessuno a cominciare dai piani alti. Rimane più comodo prendere giocatori già formati e soprattutto che costano poco e queste difficoltà le vediamo chiaramente riflesse nelle problematiche riscontrate nella Nazionale Italiana, la punta dell’ iceberg di un sistema che non funziona.”

Dal presente passando per il futuro del calcio ma ora torniamo per un attimo al passato: nella sua carriera ha centrato due importanti promozioni con la maglia del Catanzaro. Che effetto le fa sentirne il ritorno in B dopo così tanti anni?

“Una soddisfazione grandissima, l’ho sempre seguita nel tempo. Il Catanzaro è stata la mia vita, la città e la squadra cui ho condiviso i ricordi più belli e che mi ha dato tanto. Non ho mai disputato stagioni anonime con quella maglia: se lottavamo in serie B era per la promozione, in A per non retrocedere, tutti campionati molto intensi. La serie A all’epoca era di 16 squadre e molto più competitiva. I pochi giocatori stranieri ammessi erano quelli più preparati al mondo, quindi indubbiamente la qualità era più alta perché c’erano solo i migliori. Tornando alla mia ex squadra invece, sono sempre rimasto in contatto con gli altri compagni. Siamo un gruppo di amici che si ritrovano appena possibile, dal capodanno alle vacanze passate insieme. In sostanza, un legame rimasto invariato a differenza del sistema intorno. Noi siamo sempre gli stessi, il calcio no.”

©riproduzione riservata

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