L’ex giocatore leoncello, compagno di squadra dell’attaccante al Messina, e Paolo Paoloni, Presidente dello “Juventus Club Jesi”, ricordano con affetto il campione scomparso
JESI, 18 settembre 2024 – Ha suscitato fortissima emozione la scomparsa nella giornata odierna del campione Totò Schillaci, simbolo del Mondiale di “Italia ’90”, e non solo.
Nato a Palermo il 1 dicembre 1964, Salvatore Schillaci è cresciuto nelle giovanili dell’AMAT Palermo prima di passare al Messina nella stagione 1982/83, per rimanerci per 7 stagioni, caratterizzate da valanghe di gol che gli valsero, grazie anche all’allora DS jesino Ermanno Pieroni, il passaggio alla Juventus insieme al compagno di squadra Nicolò Napoli.
Da lì, la chiamata in Nazionale per essere inserito nella lista dei 22 scelti dal tecnico Azeglio Vicini per l’attesissimo Mondiale di “Italia ’90”. L’attaccante bianconero, che non figurava tra le prime posizioni nelle gerarchie dei compagni di reparto, con giocatori da tempo affermati come Vialli, Carnevale e Serena, oltre ai trequartisti Baggio, Giannini e Mancini, sfruttò al meglio la prima occasione utile andando in rete dopo pochi secondi dal suo ingresso, guadagnandosi una maglia da titolare, la numero 19, che non lasciò più. Le 6 reti totali messe a segno, gli valsero il titolo di capocannoniere del Mondiale.
A ricordarlo oggi, in questa tristissima giornata, due personaggi che hanno condiviso insieme alcuni momenti della sua vita, l’ex leoncello Augusto Bonacci, compagno di squadra nel Messina edizione 1985/86, e Paolo Paoloni, Presidente dello “Juventus Club Jesi”, che ha condiviso col campione tantissime serate ed eventi.
Il Messina vincitore del torneo 1985/86 con Totò Schillaci e gli ex leoncelli Augusto Bonacci, Giorgio Buffone e Leonardo Rossi (Foto Guerin Anno)
Queste le parole di Augusto Bonacci: «Arrivai a Messina dalla Jesina insieme ad altri 2 compagni di squadra: Giorgio Buffone e Leonardo Rossi. Trovammo una squadra già
Augusto Bonacci con la maglia della Jesina
collaudata, fortissima, guidata da un tecnico come Franco Scoglio, con tanti giocatori di qualità, tra cui Schillaci, e vincemmo il campionato conquistando la Serie B. Totò era ancora giovane, ma si vedeva che era un attaccante fortissimo, completo, furbo, molto scaltro in area, e autore di tanti gol di rapina. Era inoltre fisicamente perfetto, non troppo alto e né troppo piccolo, valido sia di destro, che di sinistro, di testa e in acrobazia. Ero certo che avrebbe fatto molta strada. Era già un esempio, quello di un giovane che aveva voglia di arrivare. Con le sue giocate faceva infiammare il “Celeste”, il nostro stadio. Lo ricordo comunque, come un ragazzo semplice, che sognava di fare il calciatore. Fu poi molto bravo Ermanno Pieroni a girarlo alla Juventus, società alla quale andò insieme al compagno di squadra Nicolò Napoli. La sua è stata una carriera breve, ma intensa. Lo rincontrai qualche anno fa a Jesi in occasione della presentazione di un libro, e gli chiesi di fare una prefazione per un volume della Castelfrettese. Lui fu subito disponibile scrivendola e sottolineando l’importanza, per i ragazzi, di sognare e di crederci sempre, proprio come aveva fatto lui nella sua vita. È una giornata tristissima».
Il Presidente dello “Juventus Club Jesi” Paolo Paoloni insieme a Totò Schillaci in uno dei tanti incontri con il campione
Questo invece il pensiero dell’amico Paolo Paoloni: «È una giornata bruttissima. Se n’è andato un amico, una persona generosissima con cui io e tanti appassionati abbiamo vissuto serate indimenticabili. Era sempre disponibile e a suo agio coi tifosi. Dopo vari eventi, è nata una certa amicizia e confidenza così, per prenderlo in giro, scherzavo con lui dicendogli che dei 6 gol realizzati al Mondiale, 3 erano stati casuali, ed 1 fatto addirittura con la gamba d’appoggio. Lui, da buon siciliano, si scaldava subito, anche se sapeva che io scherzavo, ribadendo che, prima di parlare, fin lì bisognava arrivarci….! Una volta, mi fece vedere due foto del CEP, il quartiere popolare di Palermo dove nacque, e lì capii davvero le difficoltà che dovette superare per arrivare ai quei prestigiosi traguardi. Il calcio era stata la sua salvezza. Era tifoso juventino sin da piccolo, approdare alla Juve fu per lui la realizzazione di un sogno. Era poi tornato a Palermo per avviare una scuola calcio, per togliere tantissimi ragazzi dalla strada».
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