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Falconara / Sport, Pala Badiali e Roccheggiani: tristezza sull’impiantistica sportiva
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Vallesina TV
Il pensiero del presidente Bramucci del calcio a 5 femminile (serie A) che segue quello di David Miani di settimane fa: “i sindaci passano, noi società ci saremo sempre”
FALCONARA, 22 dicembre 2023 – Sull’onda lunga delle parole d’addio alla Falconarese di David Miani datate allo scorso 6 dicembre (nostra intervista esclusiva, rileggi qui…), in questi giorni abbiamo cercato di fare il punto di una situazione che a detta di molti a Falconara continua ad essere per lunghi tratti insostenibile.
Chi opera ormai da tantissimi anni nello stesso territorio con idee e dedizione, ovviamente, è Marco Bramucci. Presidente campione d’Italia e d’Europa di un sodalizio del calcio a 5 femminile tra i più importanti di tutto il movimento nazionale, l’attuale Stilcasa Costruzioni Città di Falconara C5.
Noi abbiamo parlato con lui per ottenere più delucidazioni possibili riguardo all’aspetto impiantistica nel falconarese, raccogliendo i contorni di uno scenario che non ha mai facilitato a pieno iniziative e buona volontà nemmeno da parte di chi mette la città sul piedistallo in giro per l’Italia.
Presidente Bramucci, innanzitutto le do il benvenuto e colgo l’occasione per ringraziarla personalmente e a nome di tutta la redazione di Vallesina TV, per averci concesso l’opportunità di raccogliere le sue testimonianze riguardo alla situazione attuale legata all’impiantistica sportiva a Falconara.
Ricollegandomi alle tante dichiarazioni che si sono susseguite in queste giornate, vorrei iniziare con una domanda che, a prima vista, sembra una battuta, ma che si collega a quanto il precedente amministratore della Falconarese 1919, David Miani, aveva pronunciato un’po’ sarcasticamente sempre tramite il nostro portale.
È vero che l’unica squadra italiana femminile nel calcio a 5, a cui lei è legato ovviamente ancor prima da passione che da responsabilità dirigenziali, ad aver trionfato nella massima competizione europea, la UEFA EUROPEAN FUTSAL WOMEN CUP del 2022, ha rischiato di dover disputare le sue partite casalinghe non più presso il Pala Badiali, teatro di tante altre vostre vittorie, ma addirittura al Parco Carletti ad inizio stagione?
“È una battuta sì, ma che si addice perfettamente alla situazione. Per poco siamo riusciti a disputare la prima partita in casa a ottobre, a causa di una serie di permessi che dovevano essere sistemati. Non entrerò nei dettagli tecnici, ma queste questioni si sarebbero potuto e dovuto risolverle molto prima. Non solo. Ricordo bene il 12 giugno 2022, quando conquistammo lo scudetto contro il Pescara. La partita ebbe inizio alle 20 come previsto, ma a noi andò molto bene visto il blackout che siamo riusciti ad afferrare e rimettere in sesto tempestivamente mentre ispezionavamo il nostro palasport attorno alle 14 dello stesso giorno. Non senza considerevole apprensione. Il problema rientrò solo un’ora e mezzo dopo e qualora fosse accaduto a ridosso del fischio iniziale avremmo perso una finale scudetto a tavolino, a seguito della legiferazione che la FIGC aveva dedicato alle situazioni di guasto elettrico conseguentemente agli eventi dell’anno precedente in occasione di un’altra finale scudetto, quella volta maschile, coinvolgente tra l’altro l’ItalService Pesaro. Questo episodio evidenzia che il tanto sbandierato Pala Badiali non è stato completamente sistemato, ma solo in parte. Ci tornerò più avanti, visto che ovviamente questa non è l’unica sfaccettatura negativa dell’impiantistica sportiva falconarese, soprattutto per quanto riguarda la sua gestione nel tempo.”
Ma com’è stato possibile trovarsi anche all’inizio della stagione sportiva corrente in una situazione del genere?
“Per inquadrare la situazione, bisognerebbe risalire a quanto accaduto nell’ultimo ventennio. La mia ricostruzione, dunque, non si rivolge solo all’attuale amministrazione Signorini, cioè a questa giunta e a quella precedente, ma parte anche guardando ai due mandati di Brandoni che sono seguiti ad un periodo di commissariamento. Durante quel periodo, la giustificazione per molte problematiche è stata la mancanza di fondi e le difficoltà legate ai debiti. Certamente, queste sfide rappresentano una parte della scusa per questi anni di amministrazione. Tuttavia, ora voglio offrire ai cittadini un’analisi un po’ diversa: quella riguardante l’inesistenza totale di una qualsiasi visione progettuale da parte di queste amministrazioni. Forse è persino positivo che non li abbiano a disposizione, certi fondi. E da qui, si, entro nel dettaglio. Nel 2012, si registra la prima ‘fiche’ economica spesa dedicata all’impiantistica sportiva, decisa da Brandoni in accordo con l’intero arco consigliere del Consiglio comunale. È una decisione veramente bipartisan. Si scelse di investire oltre 600.000€ per la sistemazione dell’impianto in via Liguria, nello stadio Marcello Neri. La decisione di rifare il campo fu comprensibile, ma ciò che appare più discutibile è stata la costruzione della tribuna. Si è letteralmente sbancata una collina, con la realizzazione di una struttura metallica, a un costo che ritengo folle per una tribuna poi mai effettivamente utilizzata”.
E per quanto riguarda gli altri impianti, da lì in poi?
Tra il 2016 e il 2020, finalmente, venne presa la decisione di investire fondi anche su quegli impianti trascurati dopo la ‘bell’époque’ del Sindaco Carletti, nello specifico lo stadio Roccheggiani e appunto il Palasport Badiali. Al Palasport Badiali, viene rifatta esclusivamente la facciata esterna e due spogliatoi su quattro, senza intervenire sulla restante parte. In particolare, non viene effettuato alcun intervento sull’impianto elettrico, fondamentale per l’illuminazione durante le partite. Ecco, tornando a prima, come arrivammo a giocarci finali scudetto e coppe europee. Per quanto riguarda lo stadio Roccheggiani, un luogo caro alla Falconarese, nel 2016 si procede con la sostituzione dei neon, con una spesa di circa 40.000€. Con tutti questi già inutilizzabili o fuori norma. Tra il 2017 e il 2018, si eseguono lavori di restyling che coinvolgono i bagni della tribuna e le scalette che portano a questa, per un totale di circa 120.000€”.
Quindi, una spesa complessiva di circa 150.000€ per la stessa struttura che come sappiamo, a distanza di soli due anni, fu completamente demolita?
“Esattamente. Dopo aver speso circa 120.000€ nel 2018, nel 2020 si ordina in tutta fretta l’abbattimento della tribuna. Se fosse stato necessario abbatterla non lo sappiamo. Si evacuano le sedi e si spendono 130.000€ per il sistema di abbattimento, solo due anni dopo aver effettuato una riparazione al costo di 120.000€. Raggiungendo, così, una spesa di 250.000€. A questo piano d’azione, che viene elencato solo dopo l’intervista di Miani, vanno aggiunti 850.000€ complessivi per l’abbattimento e la ricostruzione, più 120 per la riparazione precedente e 130 per l’annesso abbattimento, arriviamo a oltre 1.100.000€. Credo che questo Comune sia privo di qualsiasi progettualità, che non segua alcuna direzione organizzata. In campagna elettorale si è parlato di una Città dello Sport, ma la realtà dice di un palasport, ospitante le partite di una delle migliori realtà italiane di calcio a 5 femminile, apparentemente sistemato all’esterno e solo parzialmente all’interno. Del suo principale stadio perpetuamente adibito a cantiere, il quale ha di fatto compromesso l’attività della sua società principale e tolto le sedi a tutte le altre. I lavori iniziati nel 2020 su questo, con una spesa di circa 1.100.000€, alle porte del 2024 non mostrano alcuna conclusione. Una spesa totale che affianca superandoli alla grande, i parametri della follia.”
Lei negli anni comunque in qualche modo avrà pur cercato di comunicare con la Giunta, vista la volontà poi concretizzatasi di portare in alto quella che è l’attuale StilcasaCostruzioni Città di Falconara C5?
“Nel 2016, prima della nostra scalata ai successi e volenterosi di programmarla nelle possibilità, avevo già ben fiutato quale sarebbe stato l’andazzo anche degli anni a venire. All’inizio della nostra avventura verso il successo, appunto nel 2016, quando già gestivamo il palasport, ho richiesto un incontro alla Giunta di allora, composta da Brandoni, Rossi (allora assessore allo Sport e vicesindaco) e Signorini (futuro sindaco, all’epoca al turismo). La mia domanda era diretta e chiara: quali sono le vostre intenzioni per un impianto come il Badiali? Avrà una funzione sociale, economica, sportiva? La risposta nel 2016 fu che avrebbero considerato tutti e tre gli aspetti, ascoltandomi controbattere che a me sembrava totalmente il contrario. Nel 2023, quasi 2024, la mia impressione del 2016 è diventata una costante assodata. Si sono sempre mossi senza un minimo di progettualità, navigando a vista. La lista creata dall’attuale assessore Baia, parallela a sostegno di Signorini per coinvolgere le società sportive, è stata a mio avviso moralmente discutibile. Lo sport sembra essere al servizio della politica, e non quest’ultima a servizio di noi sportivi. La promessa di una ‘Cittadella dello Sport’ risulta ironica considerando il degrado interno al Badiali e lo stato di abbandono totale dei lavori incompiuti, incluso il Roccheggiani. (ndr; senza contare la questione ‘Fioretti’ e ‘Amadio’, su cui seguiranno aggiornamenti). Si è fatta solo tanta propaganda. Ciò che voglio sottolineare è che i cittadini non meritano di essere presi in giro. L’excusatio non petita, accusatio manifesta: la scusa iniziale di mancanza di fondi è stata solo un pretesto. La verità è che questi soldi sono stati spesi in modo inefficace dall’amministrazione comunale, che deve essere fermata.”
Al sunto di tutto ciò, in generale, come sarà il futuro dello Stilcasa, della Falconarese e delle altre società che orbitano attorno a questi intralci causati da questi anni di malagestione comunale?
“Eh, questa è una bella domanda perché nell’arco di tutto questo bel scenario, in estate abbiamo anche scoperto di non avere amici. Tutte le società indoor (fatto salvo per la Dinamis Falconara 1990, unica nostra vera amica e che fa calcio a 5 come noi) si sono consociate in un consorzio per ottenere la gestione proprio del PalaBadiali senza interpellarci neanche lontanamente. Quasi come stessimo rappresentando un po’ il “nemico” per quelle società con la quale avevamo un rapporto normale. La nostra idea di sport è un’altra. Come dimostrato dalla nostra rinuncia di prendere in gestione il Pala Liuti per non influenzare una zona che non ci apparteneva direttamente e per il gran rispetto che riversiamo nei confronti della G.S. Sabini (storica società pallavolistica della zona nata nel 1966) nonostante avessimo vinto sia il bando che ci ‘riconsegnava’ il PalaBadiali, sia quello per accedere appunto alla struttura di Castelferretti. Come ci muoveremo in questa ottica? Con estrema fiducia come sempre. Le amministrazioni passano, e alle volte vanno anche fatte andare via da quelle comunità che ad un certo punto non ne possono più dell’arroganza a tratti riversata dalle istituzioni sulle persone realmente affezionate a questioni del genere. Noi invece resteremo eccome”.
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