Jesina / Le colpe dei leoncelli nel ritorno da incubo

Alla fine tutti i nodi vengono al pettine e purtroppo non c’è nulla da salvare. Se si cade così in basso ‘la colpa è di tutti’ . Visto mai che qualcuno che alzi il telefono e chiami Chiariotti c’è davvero!!?? La soluzione per ripartire di Andrea Cardinaletti: il progetto

JESI, 13 maggio 20224 – Dopo aver corso nel girone d’andata ed essersi messa a camminare a febbraio, la Jesina ha tagliato il traguardo nel giorno dell’addio all’Eccellenza strisciando e lo strazio di questi ultimi metri hanno sancito i demeriti di Strappini (allenatore), dei giocatori (non è possibile che tutti, ma proprio tutti, abbiano seguito l’allenatore come lo stesso dichiarava, in una deriva evidente e senza ostacoli; come può essere che un giocatore che crede di avere qualità ed un futuro non abbia avuto il coraggio o semplicemente la lucidità di andare dal presidente e metterlo in allerta su ciò che la squadra non era più in grado di dare?), per investire un intero ambiente.

‘La colpa è di tutti’. Lo vado ripetendo da domenica sera con chiunque parlo di Jesi e della retrocessione. Si, di tutti: me giornalista compreso che da 46 anni ha seguito con continuità, nel bene e nel male, la squadra della sua città.

Una squadra che si è spenta dopo Natale e non c’è stato verso di riattivarla. Non è stato capace Strappini, tanto meno la società che addirittura ha sbagliato tutto da agosto 2023: i soldi spesi per Giunti, Brega, Kouentchi, Chacana, Belkaid, in parte Zandri, non potevano portare almeno un paio di giocatori veri?

Dopo il successo in casa dell’Azzurra Colli, Jesi a 4 punti dalla vetta, si è fatta raggiungere e superare da tutti.

Nelle stanche dichiarazioni del post partita di domenica pomeriggio del presidente Chiariottiavanti con me o la Jesina chiude” c’è tutta una storia nata alla vigilia del 20 maggio 2018 il sabato dello spareggio play out a Sant’Egidio alla Vibrata contro il San Nicolò quando lo stesso Chiariotti e l’allora presidente Polita hanno sottoscritto il passaggio di proprietà della società. Passaggio avvenuto quando tutti sapevano fin troppo bene che se lo spareggio avrebbe consegnato un risultato negativo, la Jesina avrebbe goduto del ripescaggio e dunque garantito la serie D. Questo per dire che in sei anni è stato buttato tutto a monte senza costruire, purtroppo, niente.

Ritornando all’oggi sarebbe bastato qualche richiamo deciso ai giocatori, un cambio tecnico di panchina, cosa che sarebbe accaduta in qualsiasi altra società del pianeta, dare insomma la precedenza su tutto e tutti alla Jesina, anzi allo Jesi. Perché è notorio che la prima squadra di calcio della città, 97 anni di storia, non si chiama più Jesina ma Jesi dopo i passaggi dell’estate scorsa con la vecchia matricola messa in liquidazione e la fusione con lo Jesi C5.

Sì, è vero che molti giocatori leoncelli hanno limiti seri sul piano tecnico, molti forse giunti pure ad appendere il classico scarpino al chiodo, ma è anche evidente che senza una programmazione, un progetto non si costruisce niente.

Adesso? Servirebbe un ‘piazza pulita’ ma sicuramente serve un progetto, una programmazione, obiettivi per step, impianti sportivi idonei per lavorare.

Servirebbe che Jesi facesse il campionato di Promozione, il ripescaggio non è consentito proprio per il giochetto di cui sopra Jesina – Jesi, e, forse, quello Juniores.

Per il resto tutto delegato all’Aurora Jesi, Junior Jesina, ad altri settori giovanili della Vallesina, con l’obbligo-accordo di trasferire nella squadra leader i migliori che ogni anno emergono e mostrano le loro qualità e potenzialità. Proposta utopistica?

Con questo sistema, questa struttura, tutta una mentalità troppo radicata su posizioni simili a quelle di mezzo secolo fa, si!

Ma senza un progetto non si va da nessuna parte. Se si riparte con la caccia al diesse, all’allenatore a tizio e caio come giocatori senza stabilire prima priorità, strutture, staff, organizzazione, obiettivo, la strada da percorrere sarà breve: tutto tempo perso!

Un ruolo lo potrebbe avere l’amministrazione comunale ma non vediamo né entusiasmo, né e, ci permettiamo di dire, volontà.

Allora? Allora ci teniamo quello che, purtroppo, è stato costruito. Continueremo a vivere di ricordi e, chi vorrà, il sabato pomeriggio ritornerà al Carotti per assistere alle gare contro Vismara, Valfoglia, Sassoferrato Genga, Pergola, i derby contro Moie e Biagio: con tutto il rispetto…

A meno che qualcuno non prenda il telefono, come dice Chiariotti, e lo chiami! Già sarebbe un bel passo in avanti…Visto mai che qualcuno c’è davvero!!

IL PROGETTO e LA SOLUZIONE

Lunedì sera presso la mostra allestita dalla Fondazione Cardinaletti nell’ambito di Jesi e il 900…verso il 2050 si è parlato di calcio ‘il calcio a Jesi verso il 2050’ e soprattutto di quello che oggi rappresenta la programmazione ed il progetto per una crescita ed un nuovo percorso in considerazione anche della recente retrocessione della Jesina. Interventi qualificati e concreti sono stati quelli di Andrea Cardinaletti, Luca Marchegiani, Osvaldo Presti, Alessandro Cossu. L’incontro è stato moderato da Michele Grilli collaboratore di Vallesinatv.

Cardinaletti, in maniera chiara e netta, ha tracciato il possibile percorso: “Serve un progetto. Quello che funziona oggi è il dire di avere la capacità forte di un progetto tecnico quello che attrae. Un progetto che va coniugato con quelle che sono le logiche moderne. Non ho visto nella mia esperienza nessuna squadra di calcio che vice con le plusvalenze. L’idea di prendere i giocatori per venderli non esiste più. Se la patrimonializzazione del calciatore non è più importante allora entriamo in un ottica diversa. La proprietà del giocsatore è sempre di chi li forma. Se io faccio un progetto che riguarda la Vallesina e se io sono Jesi devo essere attrattivo perchè da me si lavora bene, c’è un progetto di formazione perchè un giocatore che viene a giocare qui si forma bene” Progetto attrattivo: “Se questo progetto è forte e sono attrattivo non mi devo preoccupare di andare a prendere giocatori in giro. Se ci fosse qualcuno veramente interessato a costruire un futuro per il calcio jesino, lo costruisca ancher se ci sono pochi soldi e non ci sono strutture perchè è dal progetto che bisogna partire. E partendo da questo, dopo aver fatto una analisi di cosa è cambiato ed in quale direzione sta andando anche il calcio. E’ chiaro che tutta la Vallesina è in difficoltà, aggiungerei tutte le Marche sono in difficoltà, ed è necessario ripartire”. I tempi sono cambiati: “Noi giocavamo dall 14 alle 20, perchè una partita allora durava 6 ore ed aspettavamo che i cordai finissero a fare le corde perchè si liberava il campo per giocare.  Allora i giocatori che poi sono andati nelle massime serie si erano formati in mezzi ai cordari. Oppure si aspettava che una bottega chiudeva la serranda per farci la porta. Non voglio minimizzare ma oggi bisogna ritornare su un progetto”. Il futuro e le dinamiche con in testa qualcosa di importante che riguarda mente, cuore, pancia: “Se chiunque ha a cuore il calcio jesino  e non ce la fa a convincere altri cinque anche di città limitrofe non c’è futuro. Non ci può essere futuro. Noi viviamo nel 2024 e non ci accorgiamo di quello che succede intorno.  Queste sono dinamiche fondamentali. Sono certo che tra i presenti ci sia qualcuno che il progetto lo sa scrivere. Lo scrivesse ed iniziasse da questo a parlare con le persone, non dalle persone. Prima si scelgono le caratteristiche poi si arriva alle persone. Ripeto, sono certo che qualcuno in grado di fare questo c’è! Con in testa le caratteristiche vincenti: aggregazione, capacità di attrarre il territorio. La valenza del progetto tecnico deve avere in canna qualcosa di importante che riguarda mente, cuore, pancia”.

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